Una simpatica….antenata

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Una simpatica…antenata

Foto di altri tempi, vecchi ricordi……è straordinario e quasi magico, come veniamo attratti da qualcosa che all’inizio non capiamo, ma poi mentre cerchiamo questo qualcosa…. ecco che ci appare chiaro e netto "chi" o "cosa" ci stava chiamando……

Qualche giorno fa, in una festa di quartiere, mi soffermai davanti una bancarella che esponeva piccoli oggetti di antiquariato, monete di altri tempi e paesi….fotografie. Mi ritrovai a spulciare una montagna di foto dei primi del ‘900, le classiche foto dei nonni o bis, in bianco e nero, senza cercare, in apparenza, niente di particolare.
Tutte molto belle e suggestive, poi eccola…..Lei mi sorride, bellezza in bicicletta!
Dalla foto purtroppo non si capisce dove si trova: Roma? Magari Milano o qualche capitale europea.
Non immagina certo di essere, forse, una pioniera della bicicletta con pedalata assistita!
O forse è una foto pubblicitaria e con il suo dolce sorriso vuole invitarci a provarla.

Patrizia

Rotonda o incrocio? … rotonda!

DAL NOSTRO INVIATO JENNER MELETTI

CATTOLICA (Rimini) – Bastano una biro e un disegno, per raccontare come la rotonda riesca a battere il semaforo quattro a uno. «In un incrocio regolato dalle lampade rosse, gialle e verdi un automobilista ha 32 possibilità di intersecazione con altri veicoli.
Se tira dritto, ad esempio, può sbattere contro un’ auto che svolta, se gira a sinistra può fare un frontale con l’ auto che arriva dalla direzione opposta. Queste 32 possibilità noi tecnici le chiamiamo "punti di conflitto".

In una rotonda i punti di conflitto sono 8 in tutto, e nessuno di questi prevede una collisione frontale. Facendo i conti, per quanto riguarda la sicurezza, la rotonda risulta essere almeno 4 volte più sicura del semaforo».
 
Nazario Gabellini è il comandante dei vigili urbani di Cattolica, prima città italiana senza semafori e con la bellezza di 25 rotonde, enormi, grandi, piccole e anche virtuali, come quelle solo disegnate sull’ asfalto di quello che era un incrocio.
Vista dall’ altro, la città di mare, con tutte le sue rotonde, sembra uno di quei campi di grano con cerchi misteriosi che gli amanti degli Ufo attribuiscono agli extraterrestri.

Un fatto è certo: a Cattolica è successo un miracolo. Un’ intera città si è accorta che il traffico non è un dio onnipotente al quale bisogna sacrificare vittime della strada, ricoveri in ospedale, ore in coda, un mese di stipendio per riparare la portiera dell’ auto. L’uomo del Neolitico, stanco di portare pesi, inventò la ruota. L’uomo moderno, stanco di aspettare davanti a un incrocio, ha inventato la rotonda. In Italia il boom è iniziato fra il 1995 e il 2000 e oggi le rotonde sono ormai migliaia. Più di 250 solo in provincia di Treviso, decine in piccole città come Tortona, Fossano, Cuneo.

Fra i primi progettisti, l’ architetto Bruno Gandino dello studio Urbafor di Torino, che ha curato anche il piano traffico di Cattolica. «Le rotonde – dice – riducono decisamente la velocità dei veicoli e quindi la pericolosità dell’ incrocio, e diminuiscono sia il numero che la gravità degli incidenti. Diminuiscono anche i tempi di attesa: una decina di secondi contro i 40-60 di un semaforo, e di conseguenza riducono anche i consumi e le emissioni dei veicoli, fino al 75% di meno di sostanze inquinanti come Co, Co2, Nox e Pm. Se i progetti sono di qualità, le rotonde sono anche un bel biglietto da visita: costruite all’ ingresso di una città, trasformano un incrocio in una piazza». Si chiama semaforo il nemico (sconfitto) delle rotonde.

«Il semaforo – dice il sindaco di Cattolica, Pietro Pazzaglini – è il simbolo del traffico arrogante. Di fronte al giallo c’ è chi invece di rallentare accelera. Dall’ altra parte arriva chi crede di avere ancora diritto di passare. L’ incidente al semaforo avviene sempre fra due persone che pensano di avere ragione e i guai sono pesanti. Con la rotonda il traffico diventa democratico. Intanto ti fa rallentare sempre. Poi non genera tensione. Non c’ è il rischio che, se passa l’ altro, tu debba aspettare tre o quattro minuti con un rosso che sembra eterno. Si passa tutti, uno alla volta, con calma. Puoi anche guardare in faccia chi arriva dalla tua sinistra. Ti accorgi che non sei solo e che la strada non è solo tua».

Anche il «funerale dell’ ultimo semaforo» è ormai un ricordo. L’ ha celebrato Gian Franco Micucci, il sindaco ora scomparso, il 5 settembre del 2000, davanti a 500 comandanti di Polizia locale arrivati a Cattolica per un convegno. Micucci, prima di fare il sindaco, aveva una fabbrica di giocattoli didattici, e la rotonda è diventata il nuovo giocattolo proposto ai cittadini. «L’ ho vista in Francia, a Chambèry», raccontava a tutti già nei primi anni ’90. «È una bellissima invenzione. Con le rotonde una città diventa più gentile». È stato sindaco per 14 anni, fino al 2004 ed è riuscito a vincere la battaglia contro il "traffico arrogante": non solo sono scomparsi tutti gli 11 impianti semaforici ma, oltre alle 25 rotonde, è stato costruito tutto ciò che serve alla sicurezza di chi vuole percorrere senza paura strade che furono costruite solo per uomini a piedi o su carrozze trainate dai cavalli.

Nelle altre città si cammina su un marciapiede e là dove inizia l’ incrocio il pedone scende nel piano stradale e attraversa con qualche brivido. A Cattolica (16.000 abitanti in inverno, 90.000 in estate) i marciapiedi sono stati allargati, hanno occupato una bella fetta di carreggiata e agli incroci il pedone non scende in strada: è l’ auto che deve salire sul pedonale rialzato, e se non rallenta (in tutta la città c’ è comunque il limite dei 30 all’ ora), spacca gli ammortizzatori. «Gli affari dei carrozzieri – dice Pietro Pazzaglini – sono diminuiti e c’ è stata  qualche lamentela. Io ho risposto che anche all’ ospedale il lavoro si è ridotto. E questa è la cosa importante». Assieme a quella dei medici, è diminuita anche l’ attività degli addetti alle pompe funebri.

«A Cattolica – dice il capo dei vigili – nel 1995 avevamo 250 incidenti all’ anno, e da 2 a 5 morti. Con le rotonde gli incidenti sono soltanto 80, e solo la metà con lesioni. Abbiamo ridotto gli incidenti stradali di circa il 70%». Bellaria, sempre in provincia di Rimini, ha gli stessi abitanti di Cattolica e 250 incidenti all’ anno. Riccione ne conta 500-600. «Gli incidenti mortali per fortuna sono rarissimi: negli ultimi quattro anni sono stati tre. L’ ultimo l’anno scorso, in una strada che ancora non era stata "lavorata"». Un viaggio con l’ auto dei vigili, guidata da Livio Vaccarini dell’ ufficio traffico, per capire come si "lavorano" le strade. «Ecco, questa è la via delle scuole. Era larga 14 metri, l’ abbiamo ridotta a 6,5. Se credi di essere in un’ autostrada, è naturale accelerare. Bisogna capire che l’automobilista può anche sbagliare. Il nostro lavoro è fare sì che l’errore non provochi gravi danni. Sostenere che i soli responsabili degli incidenti sono gli individui è molto comodo, perché significa fare un po’ di repressione in più, che non costa nulla. Sistemare le nostre città e le nostre infrastrutture è invece cosa lunga e costosa.

A Cattolica, per le rotonde e altri 150 interventi su marciapiedi, pedonali ecc., dal ’95 ad oggi abbiamo speso 1 milione di euro». La prima rotonda si incontra già davanti al casello autostradale. Dentro c’ è un laghetto. Verso il centro, una rotonda con tre grandi ulivi. Poi, rotonde ad ogni incrocio, piccolo o grande che sia. «All’ inizio è stata dura. Abbiamo fatto gli esperimenti, disegnando le rotonde con bidoni d’ acqua e coni di plastica. Gli automobilisti non capivano. Ma come, si passava senza il verde? Piano piano hanno capito ed anche i nostalgici del semaforo hanno visto che le code erano sparite e soprattutto non c’ erano più, sull’ asfalto, i segni delle quasi quotidiane collisioni». Primo Zanca, vigile dal 1977, ricorda la moda dei "semafori intelligenti". «Io però non ne ho mai visto uno. Da una parte 100 macchine in attesa, ma il verde era aperto sull’ altra strada vuota. Nei primi anni ’80 sono stati impiantati anche i «semafori a banda magnetica». C’ erano piastre metalliche sotto l’ asfalto che avrebbero dovuto segnalare presenza o assenza di auto in attesa. Le abbiamo tolte dopo un mese, tanto non servivano.

E noi vigili tutto il giorno a spallettare agli incroci con semafori guasti o inefficienti. O a correre dove c’ era un incidente e tutti dicevano di essere passati con il verde e non sapevi a chi dare ragione. Nelle rotonde al massimo ci sono gli sfregamenti di fiancate, e capisci subito chi ha tagliato la strada all’ altro». Presto le rotonde avranno anche un grande numero, alto cinque metri. Diventeranno i luoghi di appuntamento. Vecchie fotografie raccontano che nella città di mare c’ erano rotonde già negli anni ’60, quando Giardinette e Topolino viaggiavano assieme alle ultime Balilla. Poi arrivò la voglia di semafori. «Li abbiamo visti a Bologna e a Rimini. Noi siamo forse da meno?». I cittadini andavano in Comune per chiedere un semaforo ad ogni incrocio. Averlo sotto casa era un segno di civiltà.

E così le lampade rosse, gialle e verdi, conquistarono anche la città di mare.

Auguri da Gianfranco

Io vengo da gerusalemme… Potrebbe essere l’incipit. Scherzi a parte voglio scusarmi con tutti per l’assenza del mio spirito alla festa di giovedì (la festa di oib al borghetto,ndr) anche se il mio corpo, come tutti hanno potuto vedere era lì. A mia parziale scusante posso dirvi che è stata una di quelle giornate in cui niente, dico niente, è andato per il suo verso.

Tra l’altro avevo cercato di scegliere un sonetto "natalizio" per salutarci con un pò di Belli nel cuore. Non ci crederete ma non sono riuscito a trovarne uno sul Natale. Sul prima e sul dopo sì. Allora ne ho scelto uno sul dopo che, meglio tardi che mai, vi propongo. E’ un sonetto del 1832 e si chiama "Er fugone de la Sagra Famija". Non ha bisogno di commenti: è la fuga in Egitto interpretata da Belli.

Er fugone de la Sagra Famija

Ner ventisette de dicemmre a letto,

san Giuseppe er padriarca chiotto chiotto

se ne stava a ronfá com’un porchetto

provanno certi nummeri dell’otto;

quanno j’ apparse in sogno un angeletto

cor un lunario che tieneva sotto;

e je disse accusi: « Guarda, vecchietto,

che festa vié qui drento a li ventotto ».

Se svejó san Giuseppe com’un matto,

prese un somaro giovene in affitto,

e pe la prescia manco fece er patto.

E quanno er giorn’appresso usci l’editto,

lui co la moj’ e ‘r fio giá quatto quatto

viaggiava pe le poste pe l’Eggitto.

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Auguri a tutti e spero a presto.
Gianfranco

…riva sinistra! …riva destra del fiume!

Dalla "DICHIARAZIONE STAMPA DEL 15 MAGGIO 2007 ORE 14.45"
La realizzazione della pista ciclabile da Roma sino al mare lungo la sponda sinistra del Tevere, finanziata dal 2006 con fondi dei Ministeri dell’Ambiente e delle Attività Produttive, e fortemente attesa dalla cittadinanza e dalle associazioni dei ciclisti, rischia di essere compromessa.

Non posso che fare un commento negativo naturalmente.
E se mi è permesso inviterei con insistenza gli organi competenti a riflettere su l’eventualità di verificare personalmente e con attenzione le località imputate.
Signori per chi ha avuto il piacere come me di incunearsi sia sulla riva destra che sulla sinistra del fiume Tevere, oltre alle inumerevoli difficolta di accessibilità ovviamente, avrà comunque certamente avuto il piacere di RIVALUTARE oltre che di Valorizzare il fiume Tevere stesso fino ad ostia!
Insomma questa non è una sviolinata ma uno sfogo tentando anche di renderlo il meno possibile formale, che in questa veste adesso non servirebbe.
Signori perlustrando un po la zona si possono rimirare degli scenari naturali nascosti ed inaspettatamente rigogliosi e meravigliosi, costeggiando il fiume spesso ci si può immergere in platee pianeggianti cosparse di mille colori tipiche di inpensabili zone lontane, ma così vicine a Roma, ci si immerge con sorpresa in improvvise oasi di intesissimo profumo di piante dimenticate e lasciate nelle più verdi oasi naturali e protette.
E noi? e questa nostra zona così vicino ad una città che meriterebbe di certo più attenzione, niente?, nessuna protezione per una zona spiccatamente rigogliosa ed a tratti di bellezze dal sapore incontaminatamente BUCOLICO.
Informalmente posso solo dire rivolgendomi agli addetti, che a volte non si può, a mio parere, sacrificare nell’interesse della musa "politica", ciò che appare evidentemente un’interesse a carattere ambientale e l’aspetto ambiente è il bene prezioso di tutti, beh per finire auguro appunto a tutti buon lavoro e…..! 
angelci