19/22 settembre 2013 – Cronaca della gita sul delta del Po

19-22 Settembre 2013

Delta del Po…la cronaca

Il gagliardetto fatto da GianfrancoQui il pdf originale della cronaca (Gianfranco)            Qui alcune foto (Angelo)          Altre foto sul gruppo Ostia in bici XIII di Facebook


Mescolate un gruppo coeso ed affiatato ed il delta con il suo miracoloso e proteiforme intreccio di acqua, cielo, terra (poca) combinato in modo inestricabile con le creature che lo abitano. La cronaca potrebbe finire qui: sarebbe completa ma il racconto delle emozioni,degli incontri e delle scoperte che hanno riempito i quattro giorni del nostro viaggio ci aiuterà a ricordarli e a fissarli nella nostra mente prima che il trascorrere del tempo li trasformi nella nebbia sottile che ci avvolgeva all’albe e al tramonto, fatta forse dei ricordi di quelli che ci hanno preceduto in quell’angolo di paradiso.

Giovedì

La partenza è stata forse il momento più difficile: la sveglia all’alba, il rapido viaggio in auto verso l’appuntamento ad Orte ed il vero inizio. Dopo esserci incontrati, salutati e rifocillati siamo partiti per la lunga cavalcata attraverso l’Umbria, un pezzo di Toscana ed infine la Romagna con il primo appuntamento: la Basilica di Sant’Apollinare in Classe. Un frammento di storia che ci ha riportato ai Tempi in cui i Bizantini (i Romani, come si autodefinivano) governavano quel pezzo di Italia e ci ha ricordato un po’ l’origine del territorio che abbiamo visitato, perennemente conteso da terra ed acqua. Dopo una sosta ristoratrice, ci siamo diretti verso la nostra meta: l’Oasi di Canneviè. Il comitato di accoglienza era composto dal gentile albergatore Ottorino e da una nutrita rappresentanza di zanzare che ci hanno dato il benvenuto alla loro maniera. Senza fermarci a pensare alle punture ricevute (e a quelle che avremmo ricevuto nei giorni seguenti) abbiamo preso possesso delle nostre stanze e, soprattutto, delle nostre biciclette fedeli compagne (non del tutto fedeli, come vedremo) del nostro viaggio nel delta. Preso contatto con le bici, ci siamo subito lanciati verso la prima meta: l’Abbazia di Pomposa.

Mentre ci avvicinavamo rapidamente all’Abbazia, il territorio ha cominciato a disvelarsi: terra, acqua e una ricca fauna avicola: aironi cinerini, bianchi, garzette e persino un falco di palude (dichiarato da Pat Donovan. Insomma, l’ha visto solo lei, purtroppo per noi). Giunti all’Abbazia, anzi al mercatino nelle sue immediate vicinanze, sintesi del crocevia di culture e di funzioni che quel luogo ha sempre rappresentato, abbiamo incontrato Sandro, la guida che ci ha accompagnato nella visita raccontandoci della storia dell’Abbazia e soprattutto mostrandoci le opere d’arte che ancora contiene, da Pietro da Rimini (il refettorio) a Vitale da Bologna (la chiesa). Splendidi gli effreschi, soprattutto nella Chiesa: il vecchio e il nuovo Testamento, l’Apocalisse, il giudizio universale con un diavolo che potrebbe sedere in un’osteria a mangiare culatello. Una citazione a parte meritano gli esterni della chiesa, resi quasi policromi dal sapiente uso del cotto un po’ merletto e un po’ tavolozza.

Ultimata la visita ci siamo diretti verso l’albergo ma qui il primo colpo di scena: i nostri pochi neuroni, straniati dalla fame, ci hanno indotto a percorrere una strada sbagliata. Niente paura! Dopo un rapido (ma frenetico) consulto con il nostro nume tutelare, Ottorino, abbiamo constatato che stavamo semplicemente facendo il “giro dell’isolato” nella direzione opposta a quella dalla quale eravamo venuti: la cena era salva! A questo punto nulla si è più frapposto tra noi e la cena (ed un meritato riposo).Sbrigata la pratica della cena (ottimi i primi),Gianfranco e Franco si sono scoperti la vocazione di esattori iniziando una lucrosa attività che si sarebbe consolidata nei giorni seguenti. Qualche coraggioso si è poi lanciato in una temeraria passeggiata verso il sentiero natura dove, vista l’ora tarda, la presenza di ponti e laghetti, canne ed argini si poteva solo parzialmente intuire, nonostante il robusto contributo della luna. Vista la scarsa visibilità e l’aggressività delle zanzare, disturbate nel sonno (anche le zanzare hanno diritto al riposo!), ci siamo rapidamente diretti verso le nostre stanze per un più che meritato riposo, con l’impegno di vederci a colazione, sentite bene, alle 7 e 30.

Venerdì

I primi temerari sono apparsi nella saletta della colazione già alle 7 e 10: ombre silenziose che tentavano di ritornare tra i vivi avvicinandosi al ricco buffet mattutino che in effetti ha prodotto il miracolo di una generale resurrezione. Ultimata la colazione sono iniziati i preparativi per la partenza. La meta? Il gran bosco della Mesola, Goro e Gorino. Nonostante i generosi tentativi di Franco di riunire il gruppo, la partenza si è fatta desiderare più del dovuto: alle 8 e 45 abbiamo cominciato a muoverci per raggiungere il luogo dell’appuntamento con Valentina, la nostra guida. Il gruppo ha pedalato deciso ed il ritardo iniziale è stato recuperato.
All’arrivo all’ingresso del bosco, Valentina ci ha spiegato la sua origine e la sua storia e ci ha preannunciato l’incontro con i suoi abitanti più noti: i cervi. Dopo averci dato le ultime raccomandazioni, soprattutto il silenzio, siamo entrati, quasi religiosamente nel bosco della Mesola, un santuario della natura. La passeggiata, piacevolissima, è stata animata da un numeroso branco di cervi e dall’incontro ravvicinato con il cervo Baldo, amico personale di Valentina.Il percorso ci ha poi condotto al piano delle duchesse, uno spazio aperto e senza vegetazione che ha provocato nel corso degli anni ipotesi fantasiose sulla sua origine, inclusa una visita di extraterrestri. Di certo le zanzare ci hanno riportato alla realtà e ci hanno indotto ad una rapida pedalata verso l’uscita per sottrarci alle loro attenzioni. Salutata Valentina abbiamo iniziato la pedalata verso Goro e Gorino. Lungo il percorso la prima sorpresa (dopo sarebbe purtroppo diventata un’abitudine): la prima foratura con cui Osvaldo ha guadagnato una menziona d’onore. Abbiamo poi pedalato lungo l’argine del Po di Goro fino a Gorino. Lì era ormai ora di pranzo ed il gruppo si è diviso tra i teorici del pranzo-pranzo ed i teorici del pranzo-panino. I primi si sono fermati a Gorino stregati da un piatto di frittura, i secondi a Goro nel bar della Signora Carla (sorella gemella di Sabrina Ferilli). Qui si è consumato il dramma della seconda foratura di Osvaldo rapidamente risolto grazie anche all’aiuto di un manipolo di Goresi volenterosi. Riunificato il gruppo, abbiamo pedalato verso il porto di Goro e di li, lungo uno splendido percorso anche questo scelto da Franco, siamo tornati verso Volano (foratura di Vittorio!). Ormai però il seme della divisione era germogliato: il gruppo si è diviso di nuovo tra i fautori del riposo rigenerante (soprattutto delle parti più esposte) e gli stakanovisti del pedale che sono arrivati alla spiaggia del Lido di Volano. La cena ha degnamente concluso la giornata (ottimi gli gnocchetti) ed ha permesso a Gianfranco e Franco di continuare brillantemente la loro attività di esattori. La serata si è conclusa con l’appuntamento per la colazione alle 7 e 30 (di nuovo!).

Sabato

E’ stato il gran giorno del viaggio verso il mondo delle anguille (e dei fenicotteri rosa): Comacchio! Siamo partiti quasi in orario per raggiungere Porto Garibaldi ed incontrare Miriam,la nostra guida. Il percorso, raggiunto il Lido di Volano, si è svolto lungo un sentiero ciclabile attraverso una pineta costiera che ci ha accompagnato fino al lido delle Nazioni. Di lì abbiamo attraversato il Lido di Spina e quello degli Scacchi per giungere infine in orario a Porto Garibaldi. Tutto bene quindi direte voi. Invece no, il destino, sotto forma di un tribolo particolarmente appuntito si è ancora una volta accanito sui nostri copertoni colpendo questa volta la bici di Paolo a 500 metri dall’arrivo. Telefonate concitate con la guida, affannosa riparazione della bici,disperazione di Paolo, caccia spietata ai triboli, incontro con 20 minuti di ritardo.

Superata anche questa prova, abbiamo raggiunto il traghetto, quasi affondato dalle nostre bici. Attraversato il porto canale, abbiamo cominciato a pedalare di buona lena verso le saline lungo un argine,
poco più di un segno di matita sull’azzurro dell’acqua che ci circondava da tutte le parti. Qui c’è stato l’incontro più emozionante. Quello con i fenicotteri rosa, imponenti e splendidi. Da lontano appariva ormai Comacchio che abbiamo raggiunto rapidamente fermandoci alla manifattura dei marinati. E’ ormai un museo ma ci ha dato un’idea del durissimo lavoro che vi si svolgeva. Usciti dalla Manifattura nuovo colpo di scena: questa volta è toccata a Gail che guadagna per questo la menzione d’onore per l’ultima foratura. Il pranzo ci ha visti di nuovo divisi tra pranzo-pranzo e pranzo-piadina. Subito dopo il pranzo un gruppetto di coraggiosi si è avventurato nella visita del museo della nave romana. Una piccola nave fluviale (20 metri circa) il cui carico è stato ritrovato intatto. Il viaggio di ritorno verso Porto Garibaldi e i Lidi si è svolto senza problemi. Giunti al sentiero nella pineta, Carlo si è esibito in un brillante gesto atletico: salto mortale con la bici!

Giunti finalmente in albergo a Cennevié è iniziata purtroppo la preparazione dei bagagli per il ritorno. La cena, arricchita dall’assaggio dell’anguilla è stata allietata da una grande performance di Franco e Gianfranco, ormai padroni del loro nuovo mestiere di esattori. Il meritato riposo, con la promessa di una colazione in orario più tranquillo, ha chiuso la serata.

Domenica

E’ il giorno del ritorno ma anche il giorno di una bellissima gita in barca nella sacca di Goro con la guida di Dario, pescatore di vongole e appassionato cultore della sua terra o meglio del suo fiume e della sua laguna. Dario ci ha condotto per tre ore prima lungo il Po di Volano e poi, passati sotto un ponte mozzatesta, ci siamo diretti verso la sacca di Goro e le concessioni per le pesca delle vongole.

L’appassionata descrizione di Dario ci ha fatto capire le dimensioni, la complessità e l’importanza di questa attività economica. Dopo una rapida escursione al porto di Goro, abbiamo fatto ritorno a Volano dove, attendendo gli autisti, il gruppo ha potuto consumare i panini preparati da Ottorino che in un’ideale classifica gastronomica della gita sono situati dalle parti dell’ultimo posto. Qui si conclude il nostro racconto che speriamo tutti possa avere un seguito.



 

Angelo, Carlo, Cristina, Etta, Francesco, Franco, Gail ,Gianfranco,

Giuseppe, Iolanda, Leandro, Linda, Maddalena, Mariella, Mark,

Milena, Nicoletta, Osvaldo, Paolo, Pat, Patrizia, Stefania, Vittorio